"Lo spazio e il tempo non sono condizioni in cui viviamo ma in cui pensiamo."
Albert Einstein
03 ottobre 2006
03 agosto 2006
LE MALATTIE DA DIAGNOSI
La diagnosi, sempre, aggrava lo stress, stabilisce un' "incapacita", impone inattività, concentra i pensieri del soggetto sulla non-guarigione, sull'incertezza e sulla sua dipendenza da futuri ritrovati medici: tutte cose che equivalgono a una perdita di autonomia nella determinazione di se'. Inoltre, isola la persona in un ruolo speciale, la separa dai "normali" e dai "sani" ed esige sottomissione all'autorita' di un personale specializzato. Quando tutta una società si organizza in funzione di una caccia preventiva alle malattie, la diagnosi assume allora i caratteri di una "epidemia".
Ivan Illich, "Nemesi Medica - L'espropriazione della salute", 1976.
www.thelivingspirits.net
Ivan Illich, "Nemesi Medica - L'espropriazione della salute", 1976.
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01 agosto 2006
IL SENSO DI COLPA
"Quando commettiamo errori, piuttosto che sguazzare nel senso di colpa, possiamo trarre profitto purificandoli e continuare sul percorso. Come prima cosa, passiamo in rassegna le nostre azioni e sinceramente pentiamoci di quelle che hanno recato danno a noi stessi o agli altri (tali azioni sono motivate inevitabilmente da ignoranza, rabbia, o attaccamento...). Il rammarico è diverso dal senso di colpa: quest'ultimo, d'altra parte, è una forma di odio verso se stessi. Il rammarico nasce dopo una accurata valutazione delle nostre azioni e si fonda su una visione equilibrata dell'io. Il senso di colpa, al contrario, è una forma di odio verso se stessi. Esso è basato su una visione negativa dell'io e nasce da una eccessiva enfatizzazione della negatività dei nostri errori. Pentendoci dei nostri errori, noi possiamo imparare da essi e migliorare nel futuro, mentre sentendoci in colpa rimaniamo chiusi dentro in una spirale discendente ed improduttiva".
Tradotto da: "Working with Anger", Thubten Chodron, Ed. Snow Lion.
www.thelivingspirits.net
Tradotto da: "Working with Anger", Thubten Chodron, Ed. Snow Lion.
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17 luglio 2006
PENSI ANCORA A QUELLA DONNA...?
Un giovane monaco e il suo maestro Zen stavano rientrando al monastero sotto una fitta pioggia... La strada era fangosa e sporcava i loro vestiti.
Ad un tratto videro una bella fanciulla con uno splendido kimono di seta e un ombrellino, che esitava prima di attraversare una pozzanghera partciolarmente grande.
Il maestro, allora, si fece vicino e si offrì di prenderla in braccio per aiutarla a sporcarsi il meno possibile.
Attraversata la pozzanghera e ripresa la strada dove diventava meno fangosa, il maestro si congedò dalla ragazza, sotto gli occhi stupiti del suo giovane allievo.
Passò poco tempo, quando il monaco non potè fare a meno di chiedere:
"Maestro, poco fa tu ti sei avvicinato ad una bella ragazza e l'hai addirittura presa in braccio per aiutarla ad attraversare la strada... Come si concilia tutto questo con i nostri precetti che ci impongono di evitare le tentazioni dei contatti con l'altro sesso, proprio per concentrarci con maggiore impegno nella meditazione?"
Il maestro rispose:
"E' vero. Io prima ho preso in braccio una bella ragazza.
... E tu te la porti ancora dietro?"
14 luglio 2006
IL SOLE
"Vi sono esseri grandi, nobili e puri che hanno vissuto e ancora vivono sulla terra; ma quali che siano le loro qualità, è impossibile trovare una creatura che possa essere paragonata al sole per luce, amore e generosità. Il sole è l’unico sulla terra che esprima la grandezza di Dio, ed è lui che dobbiamo prendere come modello. Se gli esseri umani sono spesso deboli, cupi, tristi e astiosi, è perché non hanno per ideale qualcosa di infinito. Il loro ideale è di assomigliare a un dato membro della loro famiglia, a un certo uomo politico, a un determinato attore o a un certo miliardario. Ma che modelli sono questi? Andate a vedere le loro debolezze, le loro angosce, i loro disordini! Il sole, invece... Niente può essere paragonato a lui. Se lo prenderete come modello, il vostro intelletto riceverà la sua luce, il vostro cuore il suo calore, il vostro spirito la sua potenza. E, soprattutto, come lui, saprete essere generosi."
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Omraam Mikhaël Aïvanhov
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Omraam Mikhaël Aïvanhov
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12 luglio 2006
TRE RAGIONI PER ESSERE FELICI
Ci sono 3 ragioni per essere felici nella giornata:
- al mattino, quando ci si sveglia,
perchè si ha un'intera giornata davanti...
- al pomeriggio, perchè se la prima parte della giornata è andata male,
ne rimane ancora una seconda per migliorare...
- alla sera, perchè se la giornata è andata bene, ne sarò felice,
mentre se è andata male, sarò felice che sia finita...
(antico detto cinese)
- al mattino, quando ci si sveglia,
perchè si ha un'intera giornata davanti...
- al pomeriggio, perchè se la prima parte della giornata è andata male,
ne rimane ancora una seconda per migliorare...
- alla sera, perchè se la giornata è andata bene, ne sarò felice,
mentre se è andata male, sarò felice che sia finita...
(antico detto cinese)
11 luglio 2006
RIGIDO, TENERO...
L'uomo, quando nasce, è tenero e debole.
Quando muore è duro e rigido.
Le piante, quando nascono, sono tenere e delicate.
Quando muoiono sono aride e secche.
Per questo il duro e il rigido
sono compagni della morte,
mentre il tenero e il debole
sono compagni della vita.
Un'arma troppo dura
si spezza;
un albero troppo rigido si schianta.
Ciò che è duro e rigido inaridisce,
ciò che è tenero e debole fiorisce.
Tao Te Ching (LXXVI)
Quando muore è duro e rigido.
Le piante, quando nascono, sono tenere e delicate.
Quando muoiono sono aride e secche.
Per questo il duro e il rigido
sono compagni della morte,
mentre il tenero e il debole
sono compagni della vita.
Un'arma troppo dura
si spezza;
un albero troppo rigido si schianta.
Ciò che è duro e rigido inaridisce,
ciò che è tenero e debole fiorisce.
Tao Te Ching (LXXVI)
UN ALLIEVO OBBEDIENTE
In un piccolo paese del Giappone giunse, un tempo, il maestro Zen Bankei, che attirò subito un grande interesse... la sua eloquenza, le sue lezioni, il suo insegnamento erano particolarmente apprezzati, grazie soprattutto alla grande arguzia e lucidità. Ben presto la sua fama si diffuse così tanto nei dintorni da far accorrere moltissime persone ai suoi insgenamenti pubblici, compresi i seguaci di un'altra setta buddhista, la Nichiren, presieduta in quei luoghi da un monaco particolarmente agguerrito. Accadde infatti che egli, vedendo ridursi il numero di discepoli, decise di fare visita al maestro Zen, per mettere in chiaro le cose e trovare una soluzione a questa "invasione" non gradita... Giunto sul posto in occasione di un discorso pubblico, attese che tutti si fossero sistemati ai propri posti e poi proruppe:
"... sono venuto qui per incontrare questo famoso insegnante Zen, che con le sue chiacchiere ha distolto tanti miei praticanti dalla giusta Via...
Fammi vedere come comandi alla tua folla: chi ti rispetta ti seguirà sicuramente, ma un uomo come me non ti rispetta... come puoi convincermi ad obbedirti?"
E Bankei disse: "Vieni qui accanto a me e te lo dimosterò"
... il monaco si fece largo tra la gente e si avvicinò sprezzante...
"Vieni, siediti qui alla mia sinistra" disse Bankei...
Ed egli si sedette.
"No, anzi mettiti alla mia destra, così parleremo meglio"
... e lui si alzò e sedette di nuovo.
"Come vedi" notò Bankei,
"stai facendo esattamente quello che ti ordino e trovo che tu sia molto gentile ad obbedire. Adesso stai zitto e ascolta le mie parole..."
Il monaco rimase in silenzio...
"... sono venuto qui per incontrare questo famoso insegnante Zen, che con le sue chiacchiere ha distolto tanti miei praticanti dalla giusta Via...
Fammi vedere come comandi alla tua folla: chi ti rispetta ti seguirà sicuramente, ma un uomo come me non ti rispetta... come puoi convincermi ad obbedirti?"
E Bankei disse: "Vieni qui accanto a me e te lo dimosterò"
... il monaco si fece largo tra la gente e si avvicinò sprezzante...
"Vieni, siediti qui alla mia sinistra" disse Bankei...
Ed egli si sedette.
"No, anzi mettiti alla mia destra, così parleremo meglio"
... e lui si alzò e sedette di nuovo.
"Come vedi" notò Bankei,
"stai facendo esattamente quello che ti ordino e trovo che tu sia molto gentile ad obbedire. Adesso stai zitto e ascolta le mie parole..."
Il monaco rimase in silenzio...
07 giugno 2006
Due o tre cose sul Reiki…
di Pierpaolo Bon
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Chissà quanto tempo passerà prima che qualcuno trovi il coraggio di scirvere e annunciare al mondo, senza pudori e false remore, che l’era New Age è oramai in piena decadenza, se non addirittura definitivamente conclusa...?
Chissà se riusciremo presto a incontrare qualcuno che riconoscerà nell’Era dell’Aquario un affascinante e nostalgico retaggio di un periodo storico emblematico e straordinario ma, oramai, ampiamente metabolizzato e superato?
Fermarsi un attimo a pensare che certi termini e certi fenomeni storici, sociologici, culturali appartengono ad un altro secolo (sì, proprio secolo) fa indubbiamente venire i brividi: "tempus fugit", e sarebbe bene rendersene conto sempre, indipendentemente dal fatto che uno porti a casa il pane facendo il notaio o l’operatore olistico... Da queste lucide e impietose considerazioni sembrerebbe facile dedurre una rapida scomparsa dalle librerie e dagli scaffali dei fruttivendoli di testi e immagini legati alla moda “New Age”: angeli, gnomi, folletti, numeri segreti, piramidi in mezzo al mare, extraterrestri, complotti intergalattici, sciamani in 24 ore nel proprio giardino di casa, pranoterapia a dispense, guaritori in 7 giorni, medaglioni di divinità esotiche di cui non si è neanche in grado di pronunciare il nome...
Niente di più falso! Gli scaffali sono ancora pieni e debordanti! Non cambia molto la situazione se si accende il PC e si gironzola un pò in rete: se possibile, anzi, il panorama peggiora in maniera esponenziale, come oramai da tempo succede sul web per qualsiasi argomento. Purtroppo il fenomeno New Age, o post-New Age come sarebbe giusto chiamarlo, non è altro che lo specchio dei nostri tempi, un’ennesima riprova delle abitudini riduzionistiche e superficiali dell’uomo moderno, riprodotte in un contesto specifico e di nicchia. Risulta così molto dfficile riuscire a destreggiarsi tra le suadenti sirene di facili scorciatoie per la suprema verità, la guarigione totale, la potenza divina: che sia proprio questa la grande prova che ci si pone dinnanzi? Non più quella di cercare nel deserto, ma quella di farsi largo tra la folla? La capacità di distinzione ha preso il posto della capacità di immaginazione? E, svariando tra le discipline e i sentieri di ricerca non pare cambiare la situazione: nessuno sembra essere immune da quest’ansia di riduzione, semplificazione, categorizzazione icnografica e simbolica.
Pensiamo al Reiki, ad esempio, come un momento esemplare di riduzione e trasformazione consumistica-semplicistica. Ancora oggi si vedono in giro volantini, conferenze, libri e volumetti con affascinanti immagini di fulmini e saette, angeli alati e cieli illuminati da creature amorevoli. Così come si incontrano e si ascoltano persone, anche in buona fede, esaltanti la straordinaria capacità di guarigione e di amore svipluppata già con il primo livello. E, allo stesso tempo, ci si sente chiedere quale riconoscimento verrà dato al “diploma” e quando si potrà esercitare l’”arte della terapia”, dopo che non è passato neanche il tempo di rimettersi le scarpe a fine seminario (se non addirittura prima di cominciare...). Ma come, verrebbe da chiedersi, possibile che sia così difficile capire che un percorso spirituale, qualsiasi percorso spirituale, debba essere intrapreso solo e unicamente per un supremo atto di EGOISMO, quello di gurarire, maturare, crescere o illuminare Sè stessi, prima ancora di qualunque altro??? E’ così difficle per l’uomo moderno ammettere le poprie debolezze e le proprie disperate necessità interiori pirma di rivolgersi all’altro, umano o divino che sia? Possibile che per iniziare un percorso di crescita ci sia ancora la necessità di affidarsi agli angeli, a alle luci e alle voci? Quanto tempo passerà prima che i giovani ricercatori del nuovo millennio accetteranno la straordinaria grandezza e, allo stesso tempo l’infinita miseria della natura umana?
Perché, facile e troppo banale ricordarlo, tutto quello che cerchiamo è già dentro di noi.
Noi impiegati, commessi, commercianti, notai, avvocati e casalinghe.
Forse poco esotico, poco “esoterico”, poco scenografico e poco New Age ma, terribilmente, vero. Così come troppo poco coreografico ammettere alcune verità oramai incontrovertibili e riconosciute dalla scienza, dalla fisica, dalla matematica e dalla medicina moderne.
Troppo poco folcloristico ritornare “sui banchi di scuola” a sforzarsi di unificare le correnti di pensiero nel tentativo di cogliere, sia pure limitatamente alle proprie conoscenze e predilezioni specifiche, una sintesi significativa e funzionante dell’evoluzione teoretica umana.
Forse meglio affidarsi ad altri, soprattutto se eterei e invisibili...
In natura, almeno per quanto ci è dato di percepire e supporre, tutto è energia. La luce, il sole, la luna, il vento, l’albero, il muro di mattoni, questo foglio di carta, chi lo legge e chi ci scrive, tutto è energia. Cambia solamente il livello vibrazionale, la qualità, il tipo di energia o come si desideri chiamarla. Perché, forse, proprio qui sta il nocciolo della questione: la mente umana e, di conseguenza, il nostro vocabolario, non è in grado di distinguere e definire i vari livelli di energia se non chiamandoli vento, albero, muro, angeli, diavoli, carta e quant’altro. E il Reiki è un livello di energia. Un livello di vibrazione molto alto, o sottile, o puro. E quando viene applicato a gradi diversi, o più bassi, o meno sottili, genera una trasformazione, un riequilibrio che può portare a trasformazioni che verranno via via definite fisiche, psichiche, emozionali (di nuovo il nostro vocabolario limitato…). Il Reiki è, quindi, un tipo di energia che, applicato ad altra energia, ne interferisce il livello vibratorio, riequilibrandolo ed innalzandolo. Tutto qui. Ma poco romantico. Ed ecco allora in aiuto termini come la luce divina, l’energia di amore, il potere di guarigione… Perché, stando al nostro vocabolario, questi sono i termini correnti più appropriati per descrivere certe manifestazioni. Il rischio è che sembrano anche quelli più adatti per attrarre le menti semplicistiche ma, contemporaneamente allontanarne altre. Ne vale veramente ancora la pena? Non sarebbe il caso, per il Reiki, così come per altre discipline, iniziare a fare chiarezza e ordine, togliendosi di dosso quella patina di santità e autorità esoterica che fa presa solo sui più pigri e faciloni?
Emblematica è pure la storia del Reiki, ancora oggi negata da molti, moltissimi, a cui, evidentemente, certi privilegi e accolite di seguaci fanno comodo, molto. Il Reiki, o reiji, venne “assembalto” e “riscoperto” in Giappne degli anni Venti da un medico generico di nome Mikao Usui che, nonostante la straordinaria campagna di disinformazione, risulta ormai difficile definire ancora ai giorni nostri come un “monaco crisitiano”. Usui era di origine scintoista semmai, e studioso buddhista, probabilmente praticante. Non a caso fu proprio la sua passione per il buddismo esoterico a portarlo a scoprire e attivare il metodo che attualemente chiamiamo Reiki, sicuro retaggio di discipline più complesse e complete, non ancora chiaramente individuate. Eppure bastò meno di una decna d’anni dalla sua morte a confondere le acque e a costruire ad arte una leggenda su origine, utilizzo e insegnamento del metodo. Una leggenda che viene tenacemente propugnata ancora adesso, nonostante sia oramai storia la scoperta del manuale manoscritto di Usui, della Tomba di Usui, del Monastero in cui meditava e studiava (è sempre stato lì, da secoli...) e dei luoghi e delle ultime testimonianze di superstiti venuti a contatto con la scuola-clinica originaria di Usui. Ad oggi disponiamo delle tecniche originarie di Mikao Usui, delle posizioni delle mani codificate da lui stesso, dei suoi consigli e delle sue meditazioni. Eppure, stranamente, in Occidente si preferisce credere alla leggenda, alle 21 posizioni rigide e codificate (Usui ne indica almeno 150), alle varie storielle colorate prive di alcun fondamento storico, geografico o culturale. Sembra quasi che noi uomini occidentali, farciti di scientismo e razionalismo, gongoliamo di fronte alla tentazione di interpretare la realtà in maniera diametralmente opposta, facendoci aiutare da draghi, angeli e grifoni. Troppo facile: non occorre essere un Harry Potter per vedere che sono le due faccie della stessa medaglia. Emblematico, ancora una volta, il modo di diffondere il Reiki in Occidente: tecnica di guarigione e di benesse.
Le due parole magiche: chi tra noi non ha una magagna o un acciacco da cui volersi liberare per sempre? Chi tra noi non ha un problema o un cruccio di cui volersi alleggerire?
Pensiamoci: quanta gente avrebbe attratto il Reiki se fosse sempre stato presentato come tecnica di meditazione, crescita spirituale, momento di riflessione e lavoro e fatica su sé stessi, disciplina esoterica energetico-vibrazionale in grado di mettere a nudo le proprie responsabilità e i propri blocchi emozionali, prima ancora che come tecnica di trasmissione dell’energia anche ad altri (e qundi in grado, proprio per transazione, di produrre anche ad altri questi effetti)???
Quanta gente si sarebbe avvicinata al Reiki sapendo che Mikao Usui, essendo un medico giapponese, aveva preferito applicare il suo metodo a processi di guarigione emozionale-fisica prima che spirituale-esoterica, proprio per le sue specifche competenze mediche, anatomiche, fisiologiche?
Domande retoriche e risposte scontate.
Eppure la storia e l’attualità del Reiki sembra così emblematica di una certa tendenza che, dagli anni Settanta ad oggi, sembra non mollare la presa. Chissà se le nuove generazioni si avvicineranno alla spiritualità con maggior disincanto e, quindi, con maggior disponibilità e modestia. Chissà se gli “insegnanti”, i “master”, i “facilitatori” e quant’altro (per carità, non usiamo il termine maestro per nessuna disciplina!) che sono transitati nel nuovo millennio accetteranno le nuove esigenze di una società e di una domanda culturale in rapido mutamento, a parte il non trascurabile fatto di dovere mettersi in pari, prima o poi, con la Verità, quella nuda e cruda, quella vera, quella che non guarda a titoli, diplomi, onori e templi.
Chissà se riusciremo presto a incontrare qualcuno che riconoscerà nell’Era dell’Aquario un affascinante e nostalgico retaggio di un periodo storico emblematico e straordinario ma, oramai, ampiamente metabolizzato e superato?
Fermarsi un attimo a pensare che certi termini e certi fenomeni storici, sociologici, culturali appartengono ad un altro secolo (sì, proprio secolo) fa indubbiamente venire i brividi: "tempus fugit", e sarebbe bene rendersene conto sempre, indipendentemente dal fatto che uno porti a casa il pane facendo il notaio o l’operatore olistico... Da queste lucide e impietose considerazioni sembrerebbe facile dedurre una rapida scomparsa dalle librerie e dagli scaffali dei fruttivendoli di testi e immagini legati alla moda “New Age”: angeli, gnomi, folletti, numeri segreti, piramidi in mezzo al mare, extraterrestri, complotti intergalattici, sciamani in 24 ore nel proprio giardino di casa, pranoterapia a dispense, guaritori in 7 giorni, medaglioni di divinità esotiche di cui non si è neanche in grado di pronunciare il nome...
Niente di più falso! Gli scaffali sono ancora pieni e debordanti! Non cambia molto la situazione se si accende il PC e si gironzola un pò in rete: se possibile, anzi, il panorama peggiora in maniera esponenziale, come oramai da tempo succede sul web per qualsiasi argomento. Purtroppo il fenomeno New Age, o post-New Age come sarebbe giusto chiamarlo, non è altro che lo specchio dei nostri tempi, un’ennesima riprova delle abitudini riduzionistiche e superficiali dell’uomo moderno, riprodotte in un contesto specifico e di nicchia. Risulta così molto dfficile riuscire a destreggiarsi tra le suadenti sirene di facili scorciatoie per la suprema verità, la guarigione totale, la potenza divina: che sia proprio questa la grande prova che ci si pone dinnanzi? Non più quella di cercare nel deserto, ma quella di farsi largo tra la folla? La capacità di distinzione ha preso il posto della capacità di immaginazione? E, svariando tra le discipline e i sentieri di ricerca non pare cambiare la situazione: nessuno sembra essere immune da quest’ansia di riduzione, semplificazione, categorizzazione icnografica e simbolica.
Pensiamo al Reiki, ad esempio, come un momento esemplare di riduzione e trasformazione consumistica-semplicistica. Ancora oggi si vedono in giro volantini, conferenze, libri e volumetti con affascinanti immagini di fulmini e saette, angeli alati e cieli illuminati da creature amorevoli. Così come si incontrano e si ascoltano persone, anche in buona fede, esaltanti la straordinaria capacità di guarigione e di amore svipluppata già con il primo livello. E, allo stesso tempo, ci si sente chiedere quale riconoscimento verrà dato al “diploma” e quando si potrà esercitare l’”arte della terapia”, dopo che non è passato neanche il tempo di rimettersi le scarpe a fine seminario (se non addirittura prima di cominciare...). Ma come, verrebbe da chiedersi, possibile che sia così difficile capire che un percorso spirituale, qualsiasi percorso spirituale, debba essere intrapreso solo e unicamente per un supremo atto di EGOISMO, quello di gurarire, maturare, crescere o illuminare Sè stessi, prima ancora di qualunque altro??? E’ così difficle per l’uomo moderno ammettere le poprie debolezze e le proprie disperate necessità interiori pirma di rivolgersi all’altro, umano o divino che sia? Possibile che per iniziare un percorso di crescita ci sia ancora la necessità di affidarsi agli angeli, a alle luci e alle voci? Quanto tempo passerà prima che i giovani ricercatori del nuovo millennio accetteranno la straordinaria grandezza e, allo stesso tempo l’infinita miseria della natura umana?
Perché, facile e troppo banale ricordarlo, tutto quello che cerchiamo è già dentro di noi.
Noi impiegati, commessi, commercianti, notai, avvocati e casalinghe.
Forse poco esotico, poco “esoterico”, poco scenografico e poco New Age ma, terribilmente, vero. Così come troppo poco coreografico ammettere alcune verità oramai incontrovertibili e riconosciute dalla scienza, dalla fisica, dalla matematica e dalla medicina moderne.
Troppo poco folcloristico ritornare “sui banchi di scuola” a sforzarsi di unificare le correnti di pensiero nel tentativo di cogliere, sia pure limitatamente alle proprie conoscenze e predilezioni specifiche, una sintesi significativa e funzionante dell’evoluzione teoretica umana.
Forse meglio affidarsi ad altri, soprattutto se eterei e invisibili...
In natura, almeno per quanto ci è dato di percepire e supporre, tutto è energia. La luce, il sole, la luna, il vento, l’albero, il muro di mattoni, questo foglio di carta, chi lo legge e chi ci scrive, tutto è energia. Cambia solamente il livello vibrazionale, la qualità, il tipo di energia o come si desideri chiamarla. Perché, forse, proprio qui sta il nocciolo della questione: la mente umana e, di conseguenza, il nostro vocabolario, non è in grado di distinguere e definire i vari livelli di energia se non chiamandoli vento, albero, muro, angeli, diavoli, carta e quant’altro. E il Reiki è un livello di energia. Un livello di vibrazione molto alto, o sottile, o puro. E quando viene applicato a gradi diversi, o più bassi, o meno sottili, genera una trasformazione, un riequilibrio che può portare a trasformazioni che verranno via via definite fisiche, psichiche, emozionali (di nuovo il nostro vocabolario limitato…). Il Reiki è, quindi, un tipo di energia che, applicato ad altra energia, ne interferisce il livello vibratorio, riequilibrandolo ed innalzandolo. Tutto qui. Ma poco romantico. Ed ecco allora in aiuto termini come la luce divina, l’energia di amore, il potere di guarigione… Perché, stando al nostro vocabolario, questi sono i termini correnti più appropriati per descrivere certe manifestazioni. Il rischio è che sembrano anche quelli più adatti per attrarre le menti semplicistiche ma, contemporaneamente allontanarne altre. Ne vale veramente ancora la pena? Non sarebbe il caso, per il Reiki, così come per altre discipline, iniziare a fare chiarezza e ordine, togliendosi di dosso quella patina di santità e autorità esoterica che fa presa solo sui più pigri e faciloni?
Emblematica è pure la storia del Reiki, ancora oggi negata da molti, moltissimi, a cui, evidentemente, certi privilegi e accolite di seguaci fanno comodo, molto. Il Reiki, o reiji, venne “assembalto” e “riscoperto” in Giappne degli anni Venti da un medico generico di nome Mikao Usui che, nonostante la straordinaria campagna di disinformazione, risulta ormai difficile definire ancora ai giorni nostri come un “monaco crisitiano”. Usui era di origine scintoista semmai, e studioso buddhista, probabilmente praticante. Non a caso fu proprio la sua passione per il buddismo esoterico a portarlo a scoprire e attivare il metodo che attualemente chiamiamo Reiki, sicuro retaggio di discipline più complesse e complete, non ancora chiaramente individuate. Eppure bastò meno di una decna d’anni dalla sua morte a confondere le acque e a costruire ad arte una leggenda su origine, utilizzo e insegnamento del metodo. Una leggenda che viene tenacemente propugnata ancora adesso, nonostante sia oramai storia la scoperta del manuale manoscritto di Usui, della Tomba di Usui, del Monastero in cui meditava e studiava (è sempre stato lì, da secoli...) e dei luoghi e delle ultime testimonianze di superstiti venuti a contatto con la scuola-clinica originaria di Usui. Ad oggi disponiamo delle tecniche originarie di Mikao Usui, delle posizioni delle mani codificate da lui stesso, dei suoi consigli e delle sue meditazioni. Eppure, stranamente, in Occidente si preferisce credere alla leggenda, alle 21 posizioni rigide e codificate (Usui ne indica almeno 150), alle varie storielle colorate prive di alcun fondamento storico, geografico o culturale. Sembra quasi che noi uomini occidentali, farciti di scientismo e razionalismo, gongoliamo di fronte alla tentazione di interpretare la realtà in maniera diametralmente opposta, facendoci aiutare da draghi, angeli e grifoni. Troppo facile: non occorre essere un Harry Potter per vedere che sono le due faccie della stessa medaglia. Emblematico, ancora una volta, il modo di diffondere il Reiki in Occidente: tecnica di guarigione e di benesse.
Le due parole magiche: chi tra noi non ha una magagna o un acciacco da cui volersi liberare per sempre? Chi tra noi non ha un problema o un cruccio di cui volersi alleggerire?
Pensiamoci: quanta gente avrebbe attratto il Reiki se fosse sempre stato presentato come tecnica di meditazione, crescita spirituale, momento di riflessione e lavoro e fatica su sé stessi, disciplina esoterica energetico-vibrazionale in grado di mettere a nudo le proprie responsabilità e i propri blocchi emozionali, prima ancora che come tecnica di trasmissione dell’energia anche ad altri (e qundi in grado, proprio per transazione, di produrre anche ad altri questi effetti)???
Quanta gente si sarebbe avvicinata al Reiki sapendo che Mikao Usui, essendo un medico giapponese, aveva preferito applicare il suo metodo a processi di guarigione emozionale-fisica prima che spirituale-esoterica, proprio per le sue specifche competenze mediche, anatomiche, fisiologiche?
Domande retoriche e risposte scontate.
Eppure la storia e l’attualità del Reiki sembra così emblematica di una certa tendenza che, dagli anni Settanta ad oggi, sembra non mollare la presa. Chissà se le nuove generazioni si avvicineranno alla spiritualità con maggior disincanto e, quindi, con maggior disponibilità e modestia. Chissà se gli “insegnanti”, i “master”, i “facilitatori” e quant’altro (per carità, non usiamo il termine maestro per nessuna disciplina!) che sono transitati nel nuovo millennio accetteranno le nuove esigenze di una società e di una domanda culturale in rapido mutamento, a parte il non trascurabile fatto di dovere mettersi in pari, prima o poi, con la Verità, quella nuda e cruda, quella vera, quella che non guarda a titoli, diplomi, onori e templi.
19 maggio 2006
Thai Massage - Scuole e Stili
di Cristina Radivo
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La diversità degli stili o scuole di massaggio tradizionale thai, oggigiorno, non è molto evidente, rispetto ai tempi antichi tuttavia sorge l’esigenza di chiarire, almeno in parte, le origini e le differenze, tra i cosiddetti “lineage” del massaggio tradizionale thailandese. Le denominazioni che si possono trovare nei testi, come: nuad bo-ran, nuat borarn, nuat phaen boran, o altri fac-simile, sono una traslitterazione fonetica, più o meno valida, di una parola thai che significa massaggio antico o "tradizionale". I vari termini: thai massage, traditional thai massage, thai yoga massage, etc. ... sono una traduzione, dalla lingua thai. Queste espressioni dovrebbero riferirsi, senza eccezione, unicamente all’antico massaggio tradizionale thailandese! Due indirizzi prestigiosi sono: la scuola del Wat Pho, a Bangkok, dove si apprende lo "stile del Sud" e la Thai Massage School, a Chiang Mai, che propone lo "stile del Nord". Queste due forme di massaggio tradizionale thai, sono anche indicate come: "stile reale”, quello che viene insegnato al Wat Pho, accanto al tempio del Buddha disteso, a Bangkok, e "stile rurale", la forma che si può imparare a Chiang Mai e in generale nel nord della Thailandia. Lo stile del Sud o "stile reale": l’espressione deriva probabilmente, da un vissuto storico, correlato all’insediamento, nel delta del fiume Chao Phraya, da parte delle genti thai sopravvissute all’assedio e al rogo che causò la distruzione della capitale di Ayutthaya, alla fine del ’700, ad opera dei Birmani. I superstiti, nobili e gente comune, abbandonarono la città ormai ridotta ad un cumulo di macerie e di cenere e si stabilirono più a Sud, sulla sponda ovest del fiume Chao Phraya, che sfocia nel Golfo del Siam. I thai ricostituirono, nell’area denominata Thon-buri, la Corte Reale e gli organismi sociali e di Governo, con il supporto di popolazioni thai e di origine cinese, originarie del sud. La comunità diede seguito, sulla sponda opposta del fiume, alla costruzione di Krung Thep, una città edificata su palafitte e percorsa da canali navigabili, che fu consacrata ufficialmente, nel 1782; ebbe così i natali, Bangkok, l’odierna capitale della Thailandia. Lo stile del Sud o "stile reale", utilizza molto il “thumbing”, il lavoro con i pollici e il “palming”, con il palmo delle mani, sui 10 Sen, le linee d'energia thai; è uno stile forte, deciso, che lavora sui tendini e sui legamenti in modo piuttosto energico e profondo. Talvolta, può essere piuttosto doloroso ma indubbiamente è uno stile di massaggio molto efficace, nella risoluzione di molte indisposizioni. Probabilmente questa caratteristica di lavoro con i pollici, è dovuta al fatto che a quella epoca, nella comunità sorta da poco, fossero presenti nobili dell'aristocrazia e principi della Casa Reale, quindi, il fatto di usare, nel trattamento, parti del corpo, considerate meno decorose, quali i piedi, le ginocchia o i gomiti, poteva essere percepito come una mancanza di deferenza o un gesto irriverente. Inoltre secondo alcune fonti, non veniva praticato il massaggio in posizione prona, per motivi precauzionali, del ricevente. Il consolidamento di questa definizione, in tempi moderni, probabilmente si deve ad una pregevole e importante iniziativa, messa in atto nella prima metà dell’800, all'epoca del regno di Rama III°. Nel 1836, il Re del SIAM, allo scopo di salvaguardare dall’oblio, le tracce di un patrimonio culturale relativo alle Arti di guarigione, andato quasi del tutto distrutto o disperso nel corso dei secoli, riunì tutta la documentazione esistente, relativa alle Scienze Mediche, alla Farmacopea e al massaggio Nuad Boran, nei padiglioni del Wat Phra Chetuphon o Wat Pho, a Bangkok. Rama III° diede l’incarico a mastri artigiani, di incidere, su tavole di pietra, sotto le direttive, di Maestri, Medici tradizionali e massaggiatori, le nozioni pratico-teoriche dei Sen e dei punti terapeutici di trattamento del Nuad-Boran. Per decreto reale, furono fatte scolpire sessanta lastre di ardesia; in trenta di queste tavole, si espone la visione frontale del corpo umano e vi si identificano i tracciati dei Sen e dei collegamenti con i punti terapeutici e nell’altra metà si propone la proiezione dorsale del corpo con i corrispondenti percorsi speculari e i relativi collegamenti con i punti energetici di trattamento. Queste mappe, furono collocate lungo le pareti di alcuni padiglioni, a formare la -Galleria Medica- nel complesso del Wat Po, affinché fossero a disposizione, per consultazione o studio, e sono tuttora visibili al folto pubblico dei visitatori e dei turisti. I successori di Rama III, continuarono l’opera di recupero; facendo tradurre e ricopiare, dal Pali e dal Sanscrito, in lingua thai, gli antichi testi delle Scienze Mediche Tradizionali. L’attuale struttura, fu avviata a partire dal 1955, per incarico del Ministero della Sanità. Il Collegio dei medici specializzati nelle Antiche Dottrine Terapeutiche Tradizionali, costituì, all’interno dell’area del Wat Po, la Scuola di Scienze Mediche Tradizionali Thailandesi e di Massaggio. Dall’inizio degli anni ’90, nei due padiglioni della Scuola, è stato possibile, anche per gli occidentali, frequentare i corsi standard proposti. Fino a pochi anni fa, la scuola prediligeva, nei corsi standard, l'insegnamento tradizionale, tra istruttore e allievo, essenzialmente pratico, mentre la teoria veniva poco sviluppata; adesso, la struttura e lo stile di insegnamento che sono stati uniformati alle esigenze correnti. Lo "stile rurale” o ”Stile del Nord", praticato più diffusamente al nord, viene insegnato alla Scuola di Medicina e Massaggio Tradizionale, fondata oltre 40 anni fa, a ChiangMai, la città thailandese più importante, dopo Bangkok. La Thai Massage School, è dedicata alla figura leggendaria del fondatore storico del Thai massage: il medico di origine indiana: Jeevaka Khumarabaccha o Shivago Komarpaij.
L’edificio che attualmente ospita la ”Foundation of Mo Shivago Komarpaji”, si trova di fianco all’Old Traditional Medicine Hospital e dopo le recenti migliorie attuate, le aule offrono ambienti funzionali e confortevoli. Vengono tenuti ciclicamente corsi standard; le classi sono eterogenee e viene abbastanza approfondita la parte teorica. L’atmosfera e il fascino delle vecchie aule, dal pavimento in solide, profumate tavole di legno di tek, con il campionario delle erbe officinali, appeso alle pareti e con i ventilatori a pale, sul soffitto, è scomparso. Non è più possibile, durante le lezioni, percepire e aspirare gli effluvi fragranti, che si insinuavano tra gli interstizi del pavimento, dal piano sottostante, emanati dai preparati fitoterapici usati nei bagni di vapore, come complemento della terapia. Lo stile del Nord o “stile rurale”, si consolida con la riconquista, da parte dei thai, delle regioni settentrionali, occupate dai Birmani. Esso mostra l'influsso proveniente dalle culture tipiche delle etnie semi-nomadi, e dell’apporto di gruppi thai, di origine indiana e cinese. La conoscenza delle pratiche di guarigione, nei tempi antichi, era trasmessa da maestro a discepolo, con l’insegnamento orale e l’esperienza diretta e il più delle volte rimaneva circoscritta nei confini del villaggio. Lo stile del Nord prevede il massaggio del corpo anche in posizione prona ed è più gradito dagli occidentali, in quanto considerato più morbido. Impiega di più il “palming”, pressioni del palmo delle mani, con movimento ritmato, lungo le linee energetiche dei Sen. Lo “stile rurale”, utilizza, anche le compressioni con i gomiti, le ginocchia e i piedi, abbinate alle mobilitazioni articolari e agli allungamenti muscolari. Attualmente, le due Scuole, propongono uno stile uniformato, applicando il trattamento di massaggio completo del corpo e le quattro posizioni ortodosse: supino, prono, sul fianco, seduto. Le stimolazioni dei 10 Sen, con il “palming” e il “thumbing” sono abbinate a movimenti di distensione degli arti, comunemente definiti: “stretching”. Le forme delle due Scuole e gli stili di manipolazione, sono complementari e interscambiabili ed entrambe concordano sui concetti teorici, in parte di derivazione indiana, dei 10 sen thai e dei loro percorsi principali lungo le linee energetiche. Le differenti modalità di massaggio, vengono utilizzate, a seconda delle necessità del ricevente. Queste due autorevoli scuole tradizionali, hanno formato nel corso degli anni, moltissimi insegnanti, che a loro volta, hanno attivato numerosi centri didattici sia in Thailandia che all’estero. Oltre a queste scuole famose, ci sono altre opportunità di ricevere lezioni di Nuad Boran. Il presupposto ideale, per apprendere in modo appropriato, consiste nel trovare un bravo maestro thailandese, disponibile a trasmettere la propria arte e ad accettare come suo allievo, l’aspirante studente. In Thailandia, si usa ancora questo sistema tradizionale di insegnamento, il quale richiede, da parte dell’allievo, più tempo a disposizione, di quello normalmente usufruibile, durante una comune vacanza, perciò è meno realizzabile per gli studenti occidentali. Questo sistema d’insegnamento, che si potrebbe definire: apprendimento per osmosi, è raro in Occidente, mentre in Thailandia, è piuttosto ricorrente.
Il Nuad Boran ha una profonda componente mistica di derivazione buddhista; è uno degli aspetti delle Arti di benessere e guarigione thailandesi, che comprendono tra l’altro la Fitoterapia, la pratica Yoga e la Meditazione. L’allievo che impara seriamente la tecnica, divenuto operatore, attinge alla sua esperienza e lavora, durante il massaggio, in una condizione psichica di tipo meditativo. Per facilitare questo particolare stato mentale che favorisce la percezione e la sensibilità, prima di iniziare il massaggio, viene tuttora recitata una breve puja, un’invocazione a “Father Doctor Shivago” affinché guidi, con il suo Spirito, le mani del massaggiatore e sia di sostegno, per eliminare il dolore e la sofferenza. L’operatore è conduttore di un’energia singolare, favorita e veicolata dal suo stesso atteggiamento di profonda concentrazione, di modo che, quando inizia il massaggio, le sue mani hanno una sensibilità più raffinata. Il ritmo particolarissimo del Thai Massage, avendo una cadenza quasi ipnotica, è molto collegato al ciclo della respirazione profonda che induce ad uno stato ottimale di rilassamento, accordando un grande giovamento, sia al corpo che alla mente: armonizza l’energia della persona che riceve e, non ultimo, è di beneficio anche all’operatore.
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Bibliografia:
Asokananda - Harald Brust, Il massaggio tailandese (Ed. Mediterranee).
Sombat Tapanya, Il massaggio tradizionale thailandese (Xenia Edizioni).
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La diversità degli stili o scuole di massaggio tradizionale thai, oggigiorno, non è molto evidente, rispetto ai tempi antichi tuttavia sorge l’esigenza di chiarire, almeno in parte, le origini e le differenze, tra i cosiddetti “lineage” del massaggio tradizionale thailandese. Le denominazioni che si possono trovare nei testi, come: nuad bo-ran, nuat borarn, nuat phaen boran, o altri fac-simile, sono una traslitterazione fonetica, più o meno valida, di una parola thai che significa massaggio antico o "tradizionale". I vari termini: thai massage, traditional thai massage, thai yoga massage, etc. ... sono una traduzione, dalla lingua thai. Queste espressioni dovrebbero riferirsi, senza eccezione, unicamente all’antico massaggio tradizionale thailandese! Due indirizzi prestigiosi sono: la scuola del Wat Pho, a Bangkok, dove si apprende lo "stile del Sud" e la Thai Massage School, a Chiang Mai, che propone lo "stile del Nord". Queste due forme di massaggio tradizionale thai, sono anche indicate come: "stile reale”, quello che viene insegnato al Wat Pho, accanto al tempio del Buddha disteso, a Bangkok, e "stile rurale", la forma che si può imparare a Chiang Mai e in generale nel nord della Thailandia. Lo stile del Sud o "stile reale": l’espressione deriva probabilmente, da un vissuto storico, correlato all’insediamento, nel delta del fiume Chao Phraya, da parte delle genti thai sopravvissute all’assedio e al rogo che causò la distruzione della capitale di Ayutthaya, alla fine del ’700, ad opera dei Birmani. I superstiti, nobili e gente comune, abbandonarono la città ormai ridotta ad un cumulo di macerie e di cenere e si stabilirono più a Sud, sulla sponda ovest del fiume Chao Phraya, che sfocia nel Golfo del Siam. I thai ricostituirono, nell’area denominata Thon-buri, la Corte Reale e gli organismi sociali e di Governo, con il supporto di popolazioni thai e di origine cinese, originarie del sud. La comunità diede seguito, sulla sponda opposta del fiume, alla costruzione di Krung Thep, una città edificata su palafitte e percorsa da canali navigabili, che fu consacrata ufficialmente, nel 1782; ebbe così i natali, Bangkok, l’odierna capitale della Thailandia. Lo stile del Sud o "stile reale", utilizza molto il “thumbing”, il lavoro con i pollici e il “palming”, con il palmo delle mani, sui 10 Sen, le linee d'energia thai; è uno stile forte, deciso, che lavora sui tendini e sui legamenti in modo piuttosto energico e profondo. Talvolta, può essere piuttosto doloroso ma indubbiamente è uno stile di massaggio molto efficace, nella risoluzione di molte indisposizioni. Probabilmente questa caratteristica di lavoro con i pollici, è dovuta al fatto che a quella epoca, nella comunità sorta da poco, fossero presenti nobili dell'aristocrazia e principi della Casa Reale, quindi, il fatto di usare, nel trattamento, parti del corpo, considerate meno decorose, quali i piedi, le ginocchia o i gomiti, poteva essere percepito come una mancanza di deferenza o un gesto irriverente. Inoltre secondo alcune fonti, non veniva praticato il massaggio in posizione prona, per motivi precauzionali, del ricevente. Il consolidamento di questa definizione, in tempi moderni, probabilmente si deve ad una pregevole e importante iniziativa, messa in atto nella prima metà dell’800, all'epoca del regno di Rama III°. Nel 1836, il Re del SIAM, allo scopo di salvaguardare dall’oblio, le tracce di un patrimonio culturale relativo alle Arti di guarigione, andato quasi del tutto distrutto o disperso nel corso dei secoli, riunì tutta la documentazione esistente, relativa alle Scienze Mediche, alla Farmacopea e al massaggio Nuad Boran, nei padiglioni del Wat Phra Chetuphon o Wat Pho, a Bangkok. Rama III° diede l’incarico a mastri artigiani, di incidere, su tavole di pietra, sotto le direttive, di Maestri, Medici tradizionali e massaggiatori, le nozioni pratico-teoriche dei Sen e dei punti terapeutici di trattamento del Nuad-Boran. Per decreto reale, furono fatte scolpire sessanta lastre di ardesia; in trenta di queste tavole, si espone la visione frontale del corpo umano e vi si identificano i tracciati dei Sen e dei collegamenti con i punti terapeutici e nell’altra metà si propone la proiezione dorsale del corpo con i corrispondenti percorsi speculari e i relativi collegamenti con i punti energetici di trattamento. Queste mappe, furono collocate lungo le pareti di alcuni padiglioni, a formare la -Galleria Medica- nel complesso del Wat Po, affinché fossero a disposizione, per consultazione o studio, e sono tuttora visibili al folto pubblico dei visitatori e dei turisti. I successori di Rama III, continuarono l’opera di recupero; facendo tradurre e ricopiare, dal Pali e dal Sanscrito, in lingua thai, gli antichi testi delle Scienze Mediche Tradizionali. L’attuale struttura, fu avviata a partire dal 1955, per incarico del Ministero della Sanità. Il Collegio dei medici specializzati nelle Antiche Dottrine Terapeutiche Tradizionali, costituì, all’interno dell’area del Wat Po, la Scuola di Scienze Mediche Tradizionali Thailandesi e di Massaggio. Dall’inizio degli anni ’90, nei due padiglioni della Scuola, è stato possibile, anche per gli occidentali, frequentare i corsi standard proposti. Fino a pochi anni fa, la scuola prediligeva, nei corsi standard, l'insegnamento tradizionale, tra istruttore e allievo, essenzialmente pratico, mentre la teoria veniva poco sviluppata; adesso, la struttura e lo stile di insegnamento che sono stati uniformati alle esigenze correnti. Lo "stile rurale” o ”Stile del Nord", praticato più diffusamente al nord, viene insegnato alla Scuola di Medicina e Massaggio Tradizionale, fondata oltre 40 anni fa, a ChiangMai, la città thailandese più importante, dopo Bangkok. La Thai Massage School, è dedicata alla figura leggendaria del fondatore storico del Thai massage: il medico di origine indiana: Jeevaka Khumarabaccha o Shivago Komarpaij.
L’edificio che attualmente ospita la ”Foundation of Mo Shivago Komarpaji”, si trova di fianco all’Old Traditional Medicine Hospital e dopo le recenti migliorie attuate, le aule offrono ambienti funzionali e confortevoli. Vengono tenuti ciclicamente corsi standard; le classi sono eterogenee e viene abbastanza approfondita la parte teorica. L’atmosfera e il fascino delle vecchie aule, dal pavimento in solide, profumate tavole di legno di tek, con il campionario delle erbe officinali, appeso alle pareti e con i ventilatori a pale, sul soffitto, è scomparso. Non è più possibile, durante le lezioni, percepire e aspirare gli effluvi fragranti, che si insinuavano tra gli interstizi del pavimento, dal piano sottostante, emanati dai preparati fitoterapici usati nei bagni di vapore, come complemento della terapia. Lo stile del Nord o “stile rurale”, si consolida con la riconquista, da parte dei thai, delle regioni settentrionali, occupate dai Birmani. Esso mostra l'influsso proveniente dalle culture tipiche delle etnie semi-nomadi, e dell’apporto di gruppi thai, di origine indiana e cinese. La conoscenza delle pratiche di guarigione, nei tempi antichi, era trasmessa da maestro a discepolo, con l’insegnamento orale e l’esperienza diretta e il più delle volte rimaneva circoscritta nei confini del villaggio. Lo stile del Nord prevede il massaggio del corpo anche in posizione prona ed è più gradito dagli occidentali, in quanto considerato più morbido. Impiega di più il “palming”, pressioni del palmo delle mani, con movimento ritmato, lungo le linee energetiche dei Sen. Lo “stile rurale”, utilizza, anche le compressioni con i gomiti, le ginocchia e i piedi, abbinate alle mobilitazioni articolari e agli allungamenti muscolari. Attualmente, le due Scuole, propongono uno stile uniformato, applicando il trattamento di massaggio completo del corpo e le quattro posizioni ortodosse: supino, prono, sul fianco, seduto. Le stimolazioni dei 10 Sen, con il “palming” e il “thumbing” sono abbinate a movimenti di distensione degli arti, comunemente definiti: “stretching”. Le forme delle due Scuole e gli stili di manipolazione, sono complementari e interscambiabili ed entrambe concordano sui concetti teorici, in parte di derivazione indiana, dei 10 sen thai e dei loro percorsi principali lungo le linee energetiche. Le differenti modalità di massaggio, vengono utilizzate, a seconda delle necessità del ricevente. Queste due autorevoli scuole tradizionali, hanno formato nel corso degli anni, moltissimi insegnanti, che a loro volta, hanno attivato numerosi centri didattici sia in Thailandia che all’estero. Oltre a queste scuole famose, ci sono altre opportunità di ricevere lezioni di Nuad Boran. Il presupposto ideale, per apprendere in modo appropriato, consiste nel trovare un bravo maestro thailandese, disponibile a trasmettere la propria arte e ad accettare come suo allievo, l’aspirante studente. In Thailandia, si usa ancora questo sistema tradizionale di insegnamento, il quale richiede, da parte dell’allievo, più tempo a disposizione, di quello normalmente usufruibile, durante una comune vacanza, perciò è meno realizzabile per gli studenti occidentali. Questo sistema d’insegnamento, che si potrebbe definire: apprendimento per osmosi, è raro in Occidente, mentre in Thailandia, è piuttosto ricorrente.
Il Nuad Boran ha una profonda componente mistica di derivazione buddhista; è uno degli aspetti delle Arti di benessere e guarigione thailandesi, che comprendono tra l’altro la Fitoterapia, la pratica Yoga e la Meditazione. L’allievo che impara seriamente la tecnica, divenuto operatore, attinge alla sua esperienza e lavora, durante il massaggio, in una condizione psichica di tipo meditativo. Per facilitare questo particolare stato mentale che favorisce la percezione e la sensibilità, prima di iniziare il massaggio, viene tuttora recitata una breve puja, un’invocazione a “Father Doctor Shivago” affinché guidi, con il suo Spirito, le mani del massaggiatore e sia di sostegno, per eliminare il dolore e la sofferenza. L’operatore è conduttore di un’energia singolare, favorita e veicolata dal suo stesso atteggiamento di profonda concentrazione, di modo che, quando inizia il massaggio, le sue mani hanno una sensibilità più raffinata. Il ritmo particolarissimo del Thai Massage, avendo una cadenza quasi ipnotica, è molto collegato al ciclo della respirazione profonda che induce ad uno stato ottimale di rilassamento, accordando un grande giovamento, sia al corpo che alla mente: armonizza l’energia della persona che riceve e, non ultimo, è di beneficio anche all’operatore.
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Bibliografia:
Asokananda - Harald Brust, Il massaggio tailandese (Ed. Mediterranee).
Sombat Tapanya, Il massaggio tradizionale thailandese (Xenia Edizioni).
17 maggio 2006
Solidarietà in India
di Cecila Bianchi Milella, presidente dell’Associazione Mira.
Ritornati da Khajuraho , nel Madhja Prdesh, in India, dove abbiamo trascorso due settimane, desideriamo far partecipi i nostri soci , amici e tutti i lettori dei progressi dell’ opera di aiuto umanitario che la nostra Associazione sta svolgendo.
Va precisato che l’Associazione Mira opera di concerto con l’Associazione francese Devidine a sostegno della locale Sharma Yogi International Mission (www.sharmayogi.it) che ha lo scopo prioritario di aiutare la popolazione locale con interventi di carattere sanitario, educativo e di sviluppo economico. In particolare il nostro aiuto è rivolto alla costruzione di un nuovo edificio scolastico per i bambini più poveri. La scuola, avviata già da un anno e frequentata da più di trenta bambini della zona, è stata riconosciuta dal Ministero dell’ Istruzione del Governo Indiano grazie all’interessamento del suo direttore didattico il bramino Ram Prakash Sharma che è anche il presidente della Missione Internazionale. Provvisoriamente la scuola si trova in una costruzione di fortuna molto piccola, troppo piccola, ed i bambini delle due classi sono costretti a fare lezione all’aperto. I lavori di costruzione iniziati nel marzo del 2005 sono a buon punto: manca ancora il tetto e le rifiniture interne. Il nuovo edificio consta di cinque locali di cui uno sarà dedicato alla biblioteca che nelle nostre previsioni dovrà essere fruibile anche dalla popolazione adulta. L’Associazione Mira ha intenzione di continuare nella propria attività di solidarietà grazie alla quale con i fondi raccolti fino ad ora e consegnati personalmente da Cecilia Bianchi Milella, Presidente dell’Associazione Mira, si sono potuti acquistare i materiali edili per la copertura della scuola. Non dimentichiamo il generoso contributo della Sezione di Pordenone dell’Associazione Nazionale Alpini e del Coro Montecavallo che nello scorso mese di dicembre si sono prodigati nell’organizzazione di un concerto corale di beneficenza e non dimentichiamo nemmeno tutte le altre donazioni ricevute. Ricordiamo che il bramino Ram Prakash Sharma sarà in Italia il prossimo mese di maggio per una serie di conferenze e di seminari: per chi ne fosse interessato può contattarci per conoscere il programma. Confidando ancora nella generosità dei lettori e degli amici che ci hanno finora sostenuto ringraziamo tutti e vi invitiamo a seguirci nelle nostre attività.
09 maggio 2006
DIVENIRE MOLTEPLICE
“Una e la stessa è la via all’in su e la via all’in giù” (Eraclito)
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Nella cosmologia eraclitea il fuoco rappresenta l’immagine del mondo. Esso è per sua natura in continua trasformazione e dà vita a diversi stati di natura: raffreddandosi diventa acqua e poi terra, che si fa di nuovo acqua ed ancora fuoco. Capace di distruggere e mutare ogni cosa, nelle modalità della sua essenza, è l’elemento divino, animico e dinamico che esprime il principio cosmico che tutto governa, comprende ed abbraccia. Il fuoco è per Eraclito radice fondante dell’esistenza e della natura, logos che traduce una straordinaria ed anticipatrice visione ciclica e naturalistica dell’universo, è espressione ultima della verità interiore. Saggio è, infatti, chi si impadronisce di sé stesso ed impara a guardare con spietato nitore la propria anima, superando la fallacia delle realtà apparenti. Saggio è chi sa accogliere la razionalità profonda che si stabilisce tra tutti gli elementi e le forze che scandiscono e duellano nella vita quotidiana di ogni essere vivente e che, oltre lo sforzo dei contrasti, si ritrovano in un orizzonte di armonia più vasta ed universale. Negli stessi anni (500 a.C. circa, perché la sua biografia è assai incerta) in cui “fiorì” (espressione che i greci usavano per designare la piena maturazione di un uomo) il pensiero del filosofo di Efeso, dall’altra parte del mondo, in Cina, il Vecchio Maestro Laoze tracciava nel libro del Tao (via, norma, ragione, dunque anche logos) i solchi d di un altro caposaldo del nostro sentire. La sua metafisica è basata anch’essa su sistemi contrapposti (uomo e natura, principio femminile e maschile, notte e giorno, buio e luce, vita e morte) e su una serie infinita di cambiamenti che generano e disfano senza sosta le matasse dell’universo umano e naturale. Ma l’etica di Laozi, diversamente da Eraclito, predica, in conformità del Tao, il “wu-wei”, la via del non agire e del non desiderare, che non vuol significare affatto passività, ma capacità per l’uomo di aderire al flusso del divenire. I due specchi della mente, da Oriente ad Occidente, erano perfettamente conformi, solo la sciocchezza storica umana li ha poi, nel tempo, separati.
(tratto da: editoriale BioGuida n.6 di Mariangela Valentini, direttore responsabile)
08 maggio 2006
Lava la tua ciotola !!!
Un giovane monaco, appena arrivato nel monastero Zen
del grande maestro Joshu, chiese di avere un colloquio personale con lui...
.
"Maestro, dopo tanto studio e tanti viaggi,
eccomi alla fine nel tuo monastero..."
disse il monaco
"ti prego, dammi qualche consiglio in modo da potermi ambientare
per apprendere al più presto i tuoi insegnamenti per ottenere l'illuminazione..."
"Hai mangiato la tua zuppa?" Chiese Il maestro...
"Sì..." Fu la risposta stupita del monaco.
"Allora và a lavare la tua ciotola!" Concluse Joshu.
del grande maestro Joshu, chiese di avere un colloquio personale con lui...
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"Maestro, dopo tanto studio e tanti viaggi,
eccomi alla fine nel tuo monastero..."
disse il monaco
"ti prego, dammi qualche consiglio in modo da potermi ambientare
per apprendere al più presto i tuoi insegnamenti per ottenere l'illuminazione..."
"Hai mangiato la tua zuppa?" Chiese Il maestro...
"Sì..." Fu la risposta stupita del monaco.
"Allora và a lavare la tua ciotola!" Concluse Joshu.
04 maggio 2006
Le incomprensioni...
ovvero l'inutilità del discutere e del litigare!
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Dialogo per ottenere ospitalità:
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Nell'antichità i monaci viandanti, per poter accedere ad un monastero Zen e ricevere ospitalità lungo il loro cammino, dovevano sottoporsi ad una prova, consistente in una discussione sul buddhismo con il monaco responsabile del tempio. Se vincevano il dibattito, dimostrando grande arguzia o saggezza, acquisivano il diritto di alloggiare nel monastero.
In un piccolo monastero vivevano 2 fratelli monaci, uno (il più anziano) saggio e colto, l'altro (il più giovane) piuttosto stolto e privo di un occhio.
Un giorno si fece vivo un monaco viandante che, come da tradizione, chiese di affrontare una discussione per essere ammesso al monastero dove trascorrere la notte. Dal momento che il monaco anziano era particolaremente stanco e affaticato per il troppo studio, chiese al fratello più giovane di andare ad accogliere il viandante, raccomandandogli di non impegnarsi in discorsi troppo difficili...
Trascorso poco tempo, il viandante chiese di poter salutare il monaco più anziano, che era il capo del tempio, prima di partire:
"sono venuto a porgerti i miei saluti, poichè devo rinunciare alla vostra ospitaltà, avendo perso il confronto con tuo fratello..."
Al che il monaco anziano, incuriosito, disse:
"ti prego, prima raccontami come si è svolto il dibattito..."
E l'altro: "appena ci siamo presentati, io ho alzato 1 dito in silenzio, a simboleggiare il Buddha, l'illuminato... tuo fratello ha subito alzato 2 dita, a simboleggiare Il Buddha e i suoi sacri insegnamenti, il Dharma. Quindi io ho alzato 3 dita, a simboleggiare il Buddha, il Dharma e il Sangha, la nobile comunità dei suoi discepoli... E' stato allora che tuo fratello mi ha mostrato il pugno chiuso, senza dita, per simboleggiare che tutto, alla fine, proviene e fa parte di un'unica realtà... Adesso vado, poiché ho perduto, grazie alla grande saggezza di tuo fratello!"
Subito dopo ecco arrivare il fratello più giovane, e stolto...
"dove si è nascosto quel malandrino del viandante?" Chiese tutto agitato...
"E' appena andato via. Perché avrebbe dovuto nascondersi?"
Disse il fratello più anziano.
E l'altro:
"Perchè mi ha insultato profondamente... ha fatto bene a scappare!
Pensa: quando ci siamo presentati, per prima cosa ha alzato 1 dito, per dimostrare che si era accorto che io ho un occhio solo! Allora, per educazione, gli ho risposto alzando 2 dita, per complimentarmi con lui che invece di occhi ne ha due... Quindi, la canaglia, ha alzato 3 dita, ad indicare che tutti e due assieme facciamo appena 3 occhi... Allora io non mi sono più trattenuto e gli ho mostrato il pugno chiuso per fargli capire che, se non la smetteva, gli avrei spaccato il muso...!"
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E noi, quando litighiamo e ci perdiamo in lunghe discussioni, con chi lo facciamo veramente? Con un altro o con noi stessi?
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30 aprile 2006
BIOGUIDA - ITINERARI DELLO SPIRITO
E’ la nuova pubblicazione che mancava nel settore del naturale e della ricerca spirituale...Un connubio tra riflessioni su tematiche spirituali, naturali, ecologiche, animaliste, trattate da esperti in maniera esaustiva e senza limitazioni editoriali, unitamente ad una selezione di articoli redazionali e di precise indicazioni su tutti quei punti specializzati dove trovare un sicuro riferimento per le differenti esigenze di ricerca. Erboristerie, studi associati, bioedilizia, oggettistica etnica, cristalli, incensi e quant’altro, in un’ottica di assoluta qualità e pertinenza con il pensiero fondante la BioGuida: una mappa di itinerari dello spirito, diversi, ma tutti con lo stesso fine. Al suo interno sono chiamati a scrivere importanti esperti in tema di naturopatia, ricerca spirituale, filosofia, medicina alternativa, veterinaria, astrologia, bioedilizia, alimentazione, con la speranza di accrescere, numero dopo numero, la cerchia di “viaggiatori dello spirito” volonterosi di comunicare le proprie esperienze. La BioGuida, per come nasce e si struttura, vuole collocarsi in un’ottica di rivista di approfondimento in senso stretto, richiamandosi a quei modelli noti in letteratura, filosofia, medicina, avendo in più la localizzazione delle tematiche trattate con nomi, luoghi, indirizzi precisi e raggiungibili, proprio perché le indicazioni della guida possano essere seguite realmente, senza fermarsi al semplice arricchimento mentale. Il giusto compromesso tra esigenze divulgative e commerciali, si potrebbe dire. O, forse meglio, il giusto connubio tra pensiero e azione, teoria e pratica, stimoli e risposte. Una guida, appunto, su cui dare indicazioni concrete e messaggi reali. Una guida da cui trarre spunti e idee che possano risultare decisivi per orientare il proprio percorso nella giusta direzione: mettiti in viaggio con noi... http://www.bioguida.net
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Editore: PPBì Bio-Comunicazione, casa editrice nata da precedenti esperienze nel campo del marketing e della pubblicità tradizionale, poi specializzatasi nel settore “olistico", "biologico" e "naturale”.Sede: Via F. Denza 4, 34124 Trieste. Tel./Fax 040/302110.
Per informazioni o contatti immediati: cell. 338/8852117 - ppbi@bioguida.net
E’ la nuova pubblicazione che mancava nel settore del naturale e della ricerca spirituale...Un connubio tra riflessioni su tematiche spirituali, naturali, ecologiche, animaliste, trattate da esperti in maniera esaustiva e senza limitazioni editoriali, unitamente ad una selezione di articoli redazionali e di precise indicazioni su tutti quei punti specializzati dove trovare un sicuro riferimento per le differenti esigenze di ricerca. Erboristerie, studi associati, bioedilizia, oggettistica etnica, cristalli, incensi e quant’altro, in un’ottica di assoluta qualità e pertinenza con il pensiero fondante la BioGuida: una mappa di itinerari dello spirito, diversi, ma tutti con lo stesso fine. Al suo interno sono chiamati a scrivere importanti esperti in tema di naturopatia, ricerca spirituale, filosofia, medicina alternativa, veterinaria, astrologia, bioedilizia, alimentazione, con la speranza di accrescere, numero dopo numero, la cerchia di “viaggiatori dello spirito” volonterosi di comunicare le proprie esperienze. La BioGuida, per come nasce e si struttura, vuole collocarsi in un’ottica di rivista di approfondimento in senso stretto, richiamandosi a quei modelli noti in letteratura, filosofia, medicina, avendo in più la localizzazione delle tematiche trattate con nomi, luoghi, indirizzi precisi e raggiungibili, proprio perché le indicazioni della guida possano essere seguite realmente, senza fermarsi al semplice arricchimento mentale. Il giusto compromesso tra esigenze divulgative e commerciali, si potrebbe dire. O, forse meglio, il giusto connubio tra pensiero e azione, teoria e pratica, stimoli e risposte. Una guida, appunto, su cui dare indicazioni concrete e messaggi reali. Una guida da cui trarre spunti e idee che possano risultare decisivi per orientare il proprio percorso nella giusta direzione: mettiti in viaggio con noi... http://www.bioguida.net
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